3a conferenza nazionale sui problemi connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotropi
La seconda giornata del convegno è cominciata con una bella relazione di Don Mario Picchi di cui riportiamo una parte in questa dizione.
ALLA TERZA CONFERENZA NAZIONALE SUI PROBLEMI CONNESSI ALLA DIFFUSIONE DELLE SOSTANZE STUPEFACENTI E PSICOTROPI La seconda giornata del convegno è cominciata con una bella relazione di Don Mario Picchi di cui riportiamo una parte in questa dizione.
Alla sessione di lavoro riservata alla "prevenzione e dinamica della complessità sociale" ho fatto un intervento anch’io, ma del oltre ottocento persone presenti al mattino una buona parte aveva abbandonato la sala, interessata forse alle belle vie di Genova questo aspetto ha deluso chi, come me, voleva sfruttare ogni momento per capirne di più sui problemi affrontati nel convegno.
Quello che però mi ha proprio disturbato è stato l’intervento del ministro Veronesi che ha richiesto da parte del ministro del solidarietà Livia Turco una fatica enorme per riportare il convegno al tema originario: "Insieme perché l’attenzione non cali".
La banalizzazione del problema droga espressa da Veronesi ha innervosito tutti, eccetto i Pannelliani doc ben rappresentati al convegno, e dopo il rumore da quelle dichiarazioni il suo intervento farà calare sicuramente l’attenzione sul problema delle droghe vecchie e nuove, ottenendo un risultato opposto a quello cui mirava la conferenza.
Nell’intervallo dei lavori sono andato in mezzo ai ragazzi contestatori, un’esperienza singolare che mi ha arricchito sicuramente vedere tutte quelle forze di Polizia e Carabinieri in elegante assetto di guerra ha rappresentato per me un vero e proprio spreco di energie: saranno stati cento ragazzi, forse centocinquanta, (la stampa parlava di duemila) comunque contenuti in un parcheggino A1 porto vecchio di Genova, vicino al "Magazzino del cotone" sede del convegno.
Certo ragazzi con l’aria spesso minacciosa, ma in fondo anche teneri e sprovveduti, tutti presi a sballare e ballare con ritmi scanditi da gigantesche casse messe per l’occasione su camion.
Davvero singolare questo spettacolo, ma anche triste: vedere persone così giovani perse dietro quel suono assordante, bisognosi strafare, di farsi notare per le loro stranezze; i capelli colorati con tagli strani, piercing infilati in tutta la faccia in modo provocatorio forse per dire "io ci sono, guardatemi". Poi per terra, sdraiati mezzi addormentati, fusi dalle canne e dall’alcool appoggiati a sporchi zaini in compagnia di poveri cani, bottiglie vuote di vino e birra accanto.
Io mi sono mescolato con loro, vestito bene, con tanto di pass della conferenza; ho cercato contatto con loro ed è stato facile, si facevano fotografare contenti di essere notati scambiavano con me volentieri delle battute, alcuni si scusavano allargando le braccia e stringendo le spalle, altri mi snobbavano e mi guardavano con sospetto come persona estranea.
Quanto affetto occorreva in quella piazza, quante carezze mancate, quante frustrazioni, quante delusioni trasparivano da quegli guardi languidi, a volte di sfida, a volte imbambolati. Pensavo ai genitori di questi ragazzi alle loro sofferenze mi veniva la voglia di offrirgli delle possibilità Vedere tante persone spegnersi con le canne ed altre droghe non è cosa semplice da digerire.
Poi sono dovuto tornare al congresso e attraversare il cordone della Polizia non è stato facile, non è bastato il mio pass con tanto di nome, ma ho dovuto esibire documenti, dare spiegazioni e solo dopo un bel po’ il comandante ha ordinato di allargare gli scudi di ‘plastica dei giovani poliziotti e ho potuto raggiungere il luogo della conferenza.
Che strana sensazione Giovanni Bigi DALLA RELAZIONE DI Don MARIO PICCHI ALLA CONFERENZA NAZIONALE SULLA DROGA Azioni prioritarie sul tema delle politiche della prevenzione MATURAZIONE PERSONALE DELLE NUOVE GENERAZIONI Occorre progettare e realizzare azioni per incrementare le funzioni educative, nella scuola e in famiglia; azioni volte sia a sostenere l’associazionismo, il volontariato e l’aggregazione giovanile, sia a formare i formatori, insegnanti e genitori, nonché leader di gruppi e associazioni e gestori di locali odi attività di cui i giovani siano protagonisti.
Dobbiamo intervenire per aiutare i giovani e insegnanti ad acquistare una consapevolezza del loro ruolo di protagonisti di una funzione unitaria. I due mondi — scuola e famiglia — sono spesso profondamente separati.
Questa situazione genera grandi disagi nei bambini, oggetto di attenzioni e di cure non coordinate o contrastanti. Bisogna puntare a interventi che realizzino tra scuola e famiglia una vera e propria rete di servizi educativi tra loro coerenti. E un coordinamento efficace degli interventi educativi implica una formazione specifica di insegnanti e genitori.
Quando i bambini crescono, avvertono il bisogno di forme di aggregazione diverse da quelle canoniche.
Il loro spazio di movimento cresce e si estende prima al quartiere e all’intera città o al circondano.
E’ quello il momento in cui gli adulti sono chiamati a incoraggiare il consolidarsi dell’autonomia e dell’indipendenza, e a far sì che l’autonomia si muova verso relazioni positive con sé e con gli altri.
Occorrono azioni che incanalino la voglia di stare insieme verso obiettivi positivi, che favoriscano la nascita di ambienti sereni.
E’ sereno l’ambiente in cui non c’è bisogno di difendersi costantemente perché esistono regole che frenano la prepotenza individuale; e dove il rapporto con l’adulto non è vissuto in modo perennemente conflittuale.
Il filo conduttore è: spostate l’attenzione dei ragazzi dalla relazione con se stessi e col gruppo dei pari, alla relazione con gli altri, con l’ambiente, con il disagio. In tal modo maturerà in loro la consapevolezza di un’appartenenza positiva, all ‘interno della quale esistono strumenti per risolvere le difficoltà, superare i propri limiti e incidere positivamente sulla realtà.
Il gruppo di lavoro della Consulta ha ritenuto che a tal fine debbano essere realizzati luoghi di aggregazione giovanile nel territorio urbano. Servono progetti di integrazione tra istituzioni, agenzie educative, mondo del lavoro.
Abbiamo riportato solo il primo dei cinque ambiti di intervento individuati dalla specifica sessione che si occupava della prevenzione.
Stefania Serboli